Simona Gretchen | it

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cantautrice indie-folk di 23 anni, è nata a Faenza (Ravenna).
entra a far parte di diverse formazioni come chitarrista, fino a che, nel 2005, si improvvisa bassista nei Karmica* (Fabrizio Barnabé – chitarra e voce; Simona Darchini – basso e voce; Saverio Galanti – batteria), i quali vivono un’intensa attività live e registrano l’album “Cabina-Suicidio” (2008, autoprodotto). Simona esce dalla band nell’estate 2008 per divergenze artistiche. compone alcuni brani acustici e decide in breve di dar vita ad un progetto solista: Simona Gretchen.
le atmosfere che caratterizzano la sua produzione (influenzata, fra gli altri, da Leonard Cohen, Nico, Fabrizio De André, PJ Harvey…) sono a un tempo cupe e sarcastiche, i brani mescolano memoria e allucinazione, maschile e femminile, ordine e delirio onirico.
In bilico fra disincanto abrasivo (“pensare che c’è ancora gente a credere/ch’io mi prenda sul serio, che mi importi aver ragione”, canta in “Fockus” –una risposta non troppo sottile a chi ha scambiato il suo sarcasmo per malinconia?) e un’introversione che rasenta la misantropia, Simona (o Gretchen “attraverso” Simona?) racconta frammenti di realtà vissuta sulla propria pelle o, in qualche eccezione, nel dominio del sogno.
inutile spendere altre parole sul confine tanto labile a separare nell’arte sanità e malattia, sdoppiamento e consapevolezza. e poco importa in fondo se il ruolo di Gretchen/Margherita nei confronti di Simona sia quello di alter ego, guida spirituale o amica immaginaria… la comunicazione (che non può più essere considerata “trasmissione” di alcun “messaggio”, bensì pura “evocazione”) si svela nella sua rete di malintesi e di dubbi. il linguaggio è traditore e a Gretchen resta una sola battaglia da combattere, forse quella per trovare la via di una qualche comprensione, a partire da sé innanzitutto.
Simona ha registrato il suo primo album, pubblicato il 25 novembre 2009 per la indie label Disco Dada Records (di L. Montanà e G. Lo Presti; www.myspace.com/discodadarecords) e distribuito da Venus.
mixato da Lorenzo Montanà e Gianluca Lo Presti e masterizzato da Pietro Benini, il disco vede la produzione artistica di Lorenzo Montanà e la partecipazione di musicisti quali Nicola Manzan (Bologna Violenta, Baustelle, Alessandro Grazian) e Lorenzo Montanà (Tying Tiffany).
un brano estratto dall'album è incluso nella compilation di novembre della rivista RockStar. il video del brano "Alpha Ouverture" è in esclusiva sul sito di Rolling Stone (http://www.rollingstonemagazine.it/video/simona-gretchen-il-video-di-alpha-ouverture-in-esclusiva).
da settembre di quest'anno Lorenzo Soldano e Andrea Raffaele accompagnano Simona nei live.
ecco la nuova formazione:
Simona Darchini - voce, basso, chitarra acustica
Andrea Raffaele - chitarre, basso
Lorenzo Soldano - chitarra elettrica, noise, delirio



"c’è già chi vede in lei una sorta di alter ego al femminile, con un assetto strumentale comunque più ricco e policromo (in alcune tracce, anche il violino di Nicola Manzan), de Le Luci della Centrale Elettrica e non è così assurdo: a noi, però, la ventiduenne romagnola fa pensare più alla PJ Harvey abrasiva di Dry o una versione selvatica della prima Cristina Donà, efficacissima nell’evocare attraverso sonorità istintive e vibranti una vasta gamma di emozioni sempre intense [...] se non si perderà per strada, è destinata ad accompagnarci, e probabilmente sorprenderci, ancora per molto tempo"
(Federico Guglielmi, Il Mucchio, dicembre 2009)

"quello che abbiamo tra le mani è un disco di debutto dai suoni ricercati e inediti. quella a cui ci raffrontiamo è un’artista che sa bene miscelare il proprio background (qualsiasi esso sia!) e sa trasformarlo in farina del proprio sacco. fin dalle prime battute si denota la profonda maturazione stilistica della giovane emiliana; una raccolta dove le parole in (abrasiva) lingua italiana si susseguono in un vortice di significati talvolta onirici (Le mie fate, Cera, Non trovo più le chiavi) talvolta più che concreti (Vuota, Fockus, O nostre pelli) che rendono Pensa troppo forte un degno discendente della scuola di pensiero del Consorzio Suonatori Indipendenti classe 1994, se ancora esistesse. tirando le somme, pensassero tutti così forte che bel posto sarebbe l’Italia. altro che aria fritta!"
(Giorgio Moltisanti, Rumore, gennaio 2010)

"ritratti sfocati e impietosi di una società impacciata, che nega appartenenze e identità. una strega dei nostri tempi, intenta a confezionare pozioni e lanciare anatemi, con un occhio talora disincantato, altrove ingenuo, di quell’ingenuità propria di chi apprende, del bambino che ghiaccia gli entusiasmi con verità semplici, sconvolgenti, sacrosante [...] penserà pure troppo forte, Simona Gretchen, ma ha dalla sua personalità, giovinezza e coraggio. questo mondo guasto, che lei stessa vitupera e maledice, avrà la riconoscenza di concederle il successo che merita?"
(Daniele Mengoli, Storia della Musica, dicembre 2009)

"Simona Gretchen ha 22 anni, ventidue, ma non lo diresti mai data l’esperienza che rivela Gretchen pensa troppo forte, il suo esordio targato Disco Dada: sono in effetti pensieri a voce alta, senza troppo editing o correzione di bozze, per un’autrice tanto cerebrale quanto viscerale, congiuntiva nel flusso [...] se a prima vista la prosa e l’ambito non vanno tanto per il sottile, addentrandosi nei testi e nelle variabili si percepisce un talento ancora tumultuoso, eruttivo, bulimico a volte, che se possiede idee chiare le confonde tra mille disturbi, una visione grigia ma non cupa, materica anche se lontana da qualsiasi forma di oppressione, datata e volta alle masse altèrnativ sebbene priva di quelle liturgie che ai rimastoni di casa nostra piacciono sempre un sacco. per questi e altri motivi Pensa troppo forte sta più che a galla, nel suo non compiacere"
(Enver, Italian Embassy, gennaio 2010)

"con una ferocia non comune la musica di Simona Gretchen rimane ancorata agli appigli di una scrittura interiore sofferta e impalpabile, un racconto che si manifesta quasi sempre dallo scontro positivamente irrisolto tra parola e deriva sonora; se lo spettro di certo Ferretti, la claustrofobia anche fonica di Clementi, i giochi palindromi di Battiato, il folk popolaresco e politico di Anna Identici, Cale e Nico con le loro liturgie più paranoidi entrano dalla finestra per risonanze e suggestioni, escono dritti dalla porta principale lasciando spazio al disegno di un’artista con un’identità molto rara, capace di estrarre il cervello dallo stomaco [...] senza farsi inghiottire da immagini raccontate con furia ipertrofica, Simona scolpisce e colpisce a morte con la parola; un vomito generazionale che a Vasco Brondi vien fuori rimanendo ancorato alla superficie e che Simona Gretchen rende finalmente politico in un dipinto di musica e segni"
(Michele Faggi, Indie-Eye, novembre 2009)

"un grazie a Simona Gretchen. grazie innanzitutto perché i testi che scrive sono spessi e violenti ma non perdono mai la lucidità. non è cosa da tutti, anzi, non è quasi di nessuno [...] capita di rimanere sorpresi da una voce così giovane e così lucida, dalla figlia di una società malata che, sola o quasi, ha il coraggio di vomitare la sua rabbia invece che ingoiare e parlare d'amore"
(Francesca Stella Riva, Outune, dicembre 2009)

"già dall’incipit di “Alpha Overture” si capisce di aver davanti un’artista assai profonda, che rimescola con sapienza e personalità molteplici influenze. quella voce a metà tra cantato e declamazione non può che ricondurre a Giovanni Lindo Ferretti o a Emidio Clementi, e anche sotto il profilo musicale la ragazza ha senza dubbio attinto qualcosa da CCCP e Massimo Volume. “Le Mie Fate” fa pensare ad una novella Cristina Donà, mentre un po’ tutto il disco è permeato di un’aggressività e crudezza che non possono non ricordare la Pj Harvey degli esordi [...] un disco che impressiona l’ascoltatore attraverso un riuscitissimo equilibrio tra testi e trame strumentali, realizzato da una talentuosa ventiduenne che di certo avrà ancora molte carte da giocarsi e molto da dare alla nostra musica"
(Marco Renzi, Audiodrome, dicembre 2009)

"si ha la distinta impressione di veder nascere un germoglio di un albero nobile e solido del rock nostrano, quello che ha rami diversi come Massimo Volume, Diaframma, CCCP o Cristina Donà ma, insomma, condivide una radice. spiegarla è, almeno senza mordersi la coda, impossibile. una cosa è certa, non nasce, come tanta musica giovane oggi, all’estero. se lo è mangiato anni fa, l’estero, e oramai lo ha digerito in qualcosa di profondamente diverso e nostro. brava e coraggiosa, Simona. pensare, contrariamente a quello che può sembrare oggi, non nuoce quasi mai. anzi"
(Marco Sideri, Blow Up, novembre 2009)

"una tela da pittore scarabocchiata da parole messe in fila con una violenza verbale degna di nota e frutto di una voglia di dire la propria che ha pochi rivali in questa scena italiana che, per quanto riguarda la cantautorale, si sta ampliando notevolmente, complice magari questo periodo di crisi. disco bellissimo"
(Emanuele "Brizz" Brizzante, Indie For Bunnies, dicembre 2009)

"in quanti la chiameranno 'Le luci della centrale elettrica al femminile'? in tanti, ci scommettiamo. senza nemmeno tutti i torti, a dire la verità: Fockus, Ieri, Non trovo più le chiavi, hanno la stessa furia logorroica dei racconti tossici di Vasco Brondi. forse, insieme a quella dei nuovi romantici alla Dente, sta crescendo una generazione di arrabbiati cantautori neo-punk, figli post-ideologici dei Cccp, che pensano (troppo?) forte sulle macerie di un mondo che non si sa come ricostruire. come una Meg più distorta, come una Ginevra di Marco meno noiosa, Simona scrive impetuosa pagine di un diario indie-folk cupo e introspettivo [...] avercene, di ventiduenni così!"
(Letizia Bognanni, RockIt!, novembre 2009)

"arrangiamenti che trovano il giusto equilibrio tra rozzezze lo-fi e delicatezze folk, testi profondi e personali, una voce carica di intensità. Simona Gretchen è uno dei nomi più promettenti del songwriting femminile italiano, ormai sempre più folto e vivo. tremate, le streghe sono tornate"
(Sofia Marelli, Rock Shock, dicembre 2009)

"c'è della sostanza in questo esordio di Simona Gretchen. qualcosa di indefinito ma al tempo stesso tangibile, terreno fertile per frutti acerbi e dai colori cangianti. una comunicazione senza filtri mediata solo in parte dal buon lavoro in fase di produzione portato a termine da Gianluca Lo Presti e Lorenzo Montanà, ma anche un flusso di parole che si appropria della musica ripiegandola e stropicciandola, per farla rientrare nei limiti imposti dalla metrica [...] elettricità e lirismo, dissonanze e melodia, fuse in una concezione di musica istintiva e immediata"
(Fabrizio Zampighi, Sentireascoltare, ottobre 2009)



booking:
[email protected]


www.simonagretchen.it
www.myspace.com/simonagretchen
www.myspace.com/discodadarecords

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