Luca Turilli | it

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Nato a Trieste il 3 marzo 1972. Fin da giovane, grazie al padre, si interessa alla musica classica e impara a suonare pianoforte e a 16 anni intraprende gli studi di chitarra con il virtuoso Arthur Falcone, attività che non ha più abbandonato.

Ha abbandonato il suo paese natio per spostarsi oltralpe (a Lione).

Prima di dedicarsi alla chitarra a tempo pieno, mirava a diventare militare (paracadutista, per la precisione), sogno che non poté coronare a causa di un tumore da cui guarì grazie a sessioni di chemioterapia.

Nel 1990 conosce Alessandro Staropoli con cui fonderà 3 anni più tardi la symphonic power metal band Thundercross (di cui è stato anche cantante prima di Cristiano Adacher) che prenderà poi il nome Rhapsody ed in seguito Rhapsody of Fire, di cui è tuttora il chitarrista.

Da solista ha pubblicato vari album, il primo King of the Nordic Twilight esce nel 1999 ottenendo buoni consensi da pubblico e critica, seguito tre anni dopo da Prophet of the Last Eclipse e nel corso del 2006 esce il suo terzo album solista intitolato The Infinite Wonders of Creation nonché il primo album di un progetto denominato Luca Turilli's Dreamquest con l'album Lost Horizons.

In contemporanea con gli album uscirono i singoli The Ancient Forests of Elves (1999) e Demonheart (2002).

Le ispirazioni di Luca Turilli sono disparate, dal progressive soft degli Yes arrivando al progressive più duro del trio canadese dei Rush di Geddy Lee, ma si potrebbero citare anche gruppi "classici" dell'hard rock come i Saxon, i Led Zeppelin e i Black Sabbath; ma il musicista da cui Turilli raccoglie i maggiori spunti rimane senza ombra di dubbio il virtuoso svedese della chitarra Yngwie Malmsteen. Influenze classiche, liriche, folk e medievali caratterizzano soprattutto i suoi lavori con i Rhapsody of Fire. Turilli deve la sua fama di virtuoso all'uso costante e spesso ridondante dello sweep picking che l'ha reso davvero celeberrimo nei suoi primi lavori con i Rhapsody of Fire. Odiernamente Turilli cerca ispirazioni altrove, ma l'ultimo lavoro Triumph or Agony non ha assolutamente dato grandi successi, anzi: sembra che la vena artistica di uno dei più grandi chitarristi italiani si sia spenta con l'abbandono della tecnica che lo ha reso celebre.

È stato recentemente aggiunto alla classifica dei 100 migliori chitarristi metal nella posizione n° 33.


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